Giuco di perle di vetro

GIUOCO DI PERLE DI VETRO

Corpo di ballo

DANCE WORKS

VINCENZO LANZA, CRISTINA GIGLIO, ANNA ASARO, VIVIANA SCALETTA, ROBERTA SCIACCA, SERENA LANZA, VALENTINA GENNARO, MARZIA ZACCARIA, MARIA GRAZIA ASARO

Musiche

RENÉ AUBRÌ, DAVID MICHAEL, WIM MERTENS

Costumi

ROSALBA D’ANNIBALE

Regia e Coreografia

CARLA FAVATA

PRIMA ACCOGLIENZA

“GIUOCO DI PERLE DI VETRO”, nasce dall’esigenza di volere creare qualcosa che vada al di là dello spettacolo fine a se stesso, un invito, un messaggio, un’alternativa che sta ad un passo fra la vita attiva e la vita contemplativa. Uno stimolo per una pausa di riflessione per meditare sui valori della vita, perché no?, magari giuocando con essi.

“GIUOCO DI PERLE DI VETRO”, prende spunto dal libro: “Il Giuoco delle Perle di Vetro” di Hermann Hesse, ma non vuole essere una rappresentazione poiché finirebbe per limitarne il significato.

“Vuole essere solamente un Giuoco dell’infinità dei Giuochi di Perle di Vetro che potrebbero svolgersi in questa e nelle vite che verranno”.

Mi sembra d’obbligo, prima di dare dei chiarimenti al Giuoco, dare un cenno all’inventore de “Il Giuoco delle Perle di Vetro”: H. Hesse, e al suo libro sullo stesso, in quanto compose la sua opera proprio come se fosse un tale Giuoco.

Ma che cos’era propriamente “IL GIUOCO DI PERLE DI VETRO”? Il percorso da seguire per la comprensione del libro passa per tre tappe: Titolo – Dedica – Motto.

Il titolo ormai ci è molto familiare; la dedica: “AI PELLEGRINI D’ORIENTE”; collegandomi al racconto che scrisse nel 1932, “Pellegrinaggio in Oriente”, egli aveva precisato: “La nostra meta infatti non era soltanto il Paese di Levante, o meglio il nostro Oriente non era soltanto un Paese o un’entità geografica, ma era la patria e la giovinezza dell’anima, era il Dappertutto e In – Nessun – Luogo, era l’unificazione di tutti i tempi”.

Il Motto: “… pochè, quand’anche in certo qual modo e per uomini leggeri le cose non esistenti possono rappresentarsi con parole più facilmente e con minore responsabilità delle esistenti, allo storico pio e coscienzioso accade esattamente il contrario: nulla si sottrae tanto alla rappresentazione mediante la parola e d’altro canto nulla è tanto necessario porre davanti agli occhi dell’uomo quanto certe cose, la cui esistenza non è dimostrabile, ne probabile, le quali però appunto perche uomini pii e coscienziosi le trattano quasi fossero come esistenti, si avvicinano un poco all’essere e alla possibilità di nascere.

“Albertus Secundus”

Questa è la chiave di lettura. Come si deve interpretare allora “Il Giuoco delle Perle di Vetro”?

Gli storiografi dell’Ordine secondo la finzione narrativa di Hesse offrono la seguente definizione: “Il Giuoco delle Perle di Vetro è dunque un modo di giuocare con tutti i valori e col contenuto della nostra civiltà. Esso giuoca con questi come, ad esempio nei periodi più aurei delle arti un pittore può aver giuocato con i colori della sua tavolozza.

Le conoscenze, i pensieri elevati, e le opere d’arte che l’umanità ha prodotto nei suoi periodi creativi, ciò che le successive epoche di studi eruditi hanno ridotto a concetti e a possesso intellettuale, tutto questo patrimonio di valori dello spirito è tratto dal giuocatore di perle come un organo dal suo organista; e quest’organo è di una perfezione a malapena immaginabile: i manuali e i pedali tasteggiano tutto il cosmo spirituale, i suoi registri sono quasi infiniti e teoricamente, grazie a questo strumento, si potrebbe riprodurre in suoni l’intero contenuto spirituale dell’universo”. Ora, questa caratterizzazione presuppone una conoscenza almeno approssimativa sul Giuoco anche se nel trattato si legge: “Le regole di questo Giuoco dei Giuochi non si imparano se non per le vie consuete e prescritte, attraverso anni”, in definitiva può imparare “Il Giuoco delle Perle di Vetro” solo chi è a priori un giocatore di perle. Si cerca solo ciò che si è già trovato.

Rifacendomi a ciò che scrisse Hans Mayer in merito: “Dietro al principio fondamentale del Giuoco si aggira lo spettro dello storicismo che pone acriticamente sullo stesso piano tutte le forme e i contenuti del passato e che, aperto alla comprensione di tutto, non può più nulla.

Le relazioni reciproche fra tutti gli elementi presuppongono una graziosa armonia cosmica che grazie ad un sistema di associazioni e combinazioni disimpegnate può essere stabilito in qualsiasi punto ed in qualsiasi istante. Ogni singola entità è un microcosmo atto a fungere da base di partenza per un Giuoco: la pianta di una casa cinese, la struttura di una sonata di Mozart, un quadro di Leonardo o l’orbita dei pianeti intorno al Sole.

La singolarità del procedimento consiste dunque nel disporre le singole branche della cultura che si vogliono collegare fra loro, non l’una accanto all’altra, bensì l’una dopo l’altra”.

Il principio del Giuoco presenta inoltre analogie con il pensiero Platonico e con la teoria delle idee, come conferma Resse in una sua lettera inviata a Robert Faesi, studioso di storia della letteratura in occasione di una sua pubblicazione, scrisse: “Sono molto soddisfatto, d’altra parte, dell’esattezza con cui Lei ha affermato e definito il senso della mia utopia: essa si limita a indicare una possibilità della vita intellettuale, un sogno platonico, non un ideale valido per l’eternità, bensì un mondo potenziale, conscio della propria relatività”.

E proprio partendo da questa relatività che nel Giuoco dei Giuochi vi è anche una ricerca spasmodica di tesi ed antitesi. Non è nuovo infatti il concetto che quanto più una tesi riceve acuta ed inesorabile formulazione, tanto più irresistibilmente essa richiama l’antitesi.

È lo stesso Maestro del Giuoco delle Perle di Vetro a scrivere: “Noi approviamo e rispettiamo il concetto sul quale si basa L’anonimità delle nostre esigenze e della nostra vita spirituale, ma un occhiata alla preistoria di questa vita, specie allo sviluppo del Giuoco delle Perle di Vetro ci mostra con evidenza che ogni stadio di sviluppo, ogni ampliamento, ogni modificazione, ogni intervento essenziale, sia esso progressista o conservatore, rivela in modo innegabile il suo unico e vero autore, certo però il suo volto più preciso proprio nella persona di colui che introdusse la modificazione e fu lo strumento della metamorfosi e del Perfezionamento”.

SECONDA ACCOGLIENZA

Lo spettacolo “Gioco di Perle di Vetro” associa tre arti: la musica, la danza, il teatro.

Un giuoco che si esprime attraverso simboli, numeri, metafore, riti, elementi, tutto per arrivare al centro di tutte le cose, al “Nulla” Zen, a Dio.

Una ricerca attraverso i principi del bene e del male, della dualità, dell’odio – amore; il rapporto dell’uomo con Dio, con se stesso, con la natura, con l’universo. Un giuoco di tesi e antitesi, una ricerca del bello nel brutto, del materiale nello spirituale, del razionale nell’irrazionale, le origini, il principio, la fine, la nascita, la morte, la gioia, il dolore.

Il cammino spirituale dell’uomo attraverso i tempi, i “Gradini” del Karma. La visione ottimistica della morte come nascita di una nuova vita, la metamorfosi, i cambiamenti attraverso tre Livelli (celeste – terreno – sotterraneo).

Dalla visione Platonica della vita a quella egizia, cristiana, buddista, zen, per il raggiungimento di una verità unica per tutti: Dio, la luce, l’essenza, il principio, la fine.

L’unione di tre arti, dunque, per aumentare l’energia cosmica universale.

La musica le cui origini risalgono molto lontano e che, come la definisce un saggio cinese, nasce dalla misura e ha radici nel Grande Uno. Il Grande Uno genera i due poli, i due poli generano la forza del buio e del chiaro. Essa nasce dall’equilibrio, l’equilibrio nasce dal giusto, il giusto dal senso del mondo.

Essa si fonde sull’armonia fra cielo e terra, sulla concordanza fra il torbido e il chiaro. Non a caso alla musica ne “Il Giuoco delle Perle di Vetro”, si attribuiva un ruolo decisivo.

La danza è un modo di esistere è celebrazione, partecipazione e non spettacolo, la danza si collega alla magia e alla religione, allavoro e alla festa, all’amore e alla morte.

Gli uomini hanno danzato in tutti i momenti solenni della loro esistenza: in guerra e in pace, nel matrimonio e nei funerali, durante la semina e le messi. Danzare significa stabilire un rapporto attivo fra l’uomo e la natura, è prendere parte al movimento cosmico e al suo dominio.

Nell’Egitto di seimila anni fa, quando la notte cominciava ad impallidire e si spegnevano le luci degli astri, la cui celeste danza era l’immagine stessa dell’ordine della natura, all’alba, l’uomo, angosciato di non percepire più quell’immagine, dava loro il cambio per conservare l’ordinamento del cielo imitandolo: cominciava allora la danza della stella e del mattino con i suoi girotondi, e quel balletto simbolico, contemporaneo alla nascita dell’astronomia, insegnava ai figli dell’uomo, col mivimento figurato dei pianeti, le leggi che reggevano il ciclo armonioso dei giorni e delle stagioni, le leggi che permettevano di prevedere e quindi di dominare le piene del Nilo rendendole non distruttrici ma fecondanti, preparando per tempo le dighe e i canali.

Il flusso e riflusso del fiume i cui ritmi regolavano i lavori della semina e della mietitura, immagine della morte e della resurrezione della natura, venivano celebrati in primavera nei miti e nei riti di danze drammatiche ricordando Osiride, il Dio le cui membra disperse venivano cercate e raccolte dalla sorella Iside per essere bruciate sul rogo funerario affinchè il Dio potesse rinascere a un’altra vita.

L’intento è quello di voler ricondurre nel Giuoco la danza alle origini, non a puro virtuosismo, ma unicamente sotto forma di rito, una danza gestuale, che utilizza le mani come canali di energia cosmica per realizzare simboli e movimenti talvolta veloci talvolta lenti, quasi statici, che testimoniano un frenetico movimento nel non – movimento, l’equilibrio, la meditazione, la sensazione di essere un tuttuno con i ritmi dell’universo, e pulsare e danzare in sintonia con Esso. Una danza che in un certo qual modo si rifà al Buto, di origine giapponese.

Il teatro le cui origini vanno senza dubbio ricercate nell’animismo e nella magia. L’animismo, elemento passivo, e la magia, elemento attivo, delle religioni alloro nascere, caratterizzano infatti una parte della attività dei gruppi umani primitivi ed è stato notato che le prime forme di teatro si creano e si sviluppano contemporaneamente alla creazione ed allo sviluppo dei riti, delle cerimonie e dei culti. Attorno al fuoco, ove l’orda è riunita.le ombre aumentano il mistero; il movimento della fiamma spinge il corpo a danzare e con i suoi riflessi già modella una maschera sui volti. Allora qualcuno si serve del proprio corpo per comunicare con il gruppo: i suoi movimenti creano il primo linguaggio.

Questa rappresentazione mimica è già teatro; dando spettacolo di sè l’uomo è già un attore.

Una triade dunque, la Musica, il Teatro, la Danza, il Tre, simbolo della perfezione; i numeri che Platonicamente sono visti come chiave di accesso per la comprensione delle leggi armoniche che regolano l’universo.

Il Giuoco verrà svolto in uno spazio-tempo denso di simboli e significati: il Cerchio simbolo nella filosofia dello Zen dell’Illuminazione, della perfezione dell’uomo in sintonia con il principio originario; la Spiga di Grano simbolo di vita perpetua; i Quattro elementi: Terra, Aria, Acqua, Fuoco; l’Incenso alla fragranza di Loto: simbolo Egizio legato alla creazione del mondo; Iside ed Osiride, simboli di amore eterno, entrambi Luna e Sole; ying e yang, Horus: il signore degli Dei, figlio di Iside.

La figura di Iside è legata alla figura della Madonna ed Horus a quella di Gesù Cristo.

La legenda di Iside ed Osiride, anch’esso Gi~oco di Perle verrà evocata dal Contrabbasso simbolo dell’essere Androgino per la sua struttura ed il suo suono, come Iside ed Osiride, ying e yang contemporaneamente, il Nulla, il Centro tanto ambito nel Giuoco di Perle.

Il Giuoco non ha che da svolgersi, è il Giuoco della Vita, della Nascita, della morte, delle origini, della natura, del mutamento di tutte le cose.

La nostra vita attuale non è che una conseguenza delle vite precedenti, uno specchio, un riflettersi, un Vetro.

Le perle siamo noi; il vetro il karma; il Giuoco la Vita.

Un giuoco che non ha nè vincitori nè vinti, e vincitori e vinti allo stesso tempo, ma che in ogni caso riconduce al centro del Cerchio della nascita e della morte, del Principio e della Fine, al “Nulla ” zen, o più semplicemente a Dio.

Il mio vuole essere un messaggio di amore; amore terreno, amore platonico, amore spirituale, amore cosmico, amore eterno, amore amore …… AMORE UNIVERSALE.

Carla Favata

Pensieri

R. Tagore – Gradini di H. Hesse – Kahlil Gibran

Carla Favata – Il Giuoco delle Perle di Vetro di H. Hesse – H. Hesse